IN MESSICO PER APRIRE LA VIA EL CACOMIXTLE DE LA NOCHE.
Simone Pedeferri con altri tre amici Ragni compie una spedizione in centroamerica alla scoperta di pareti selvagge scoperte in rete. E una volta sul posto, tra le tante scoperte, anche quelle di un procione ladro notturno di cibo, che ispirerà il nome alla via.
Quello che state iniziando a leggere è il racconto del terzo viaggio in Messico di Simone Pedeferri, forte e poliedrico arrampicatore del gruppo alpinistico dei Ragni di Lecco, che mai si sarebbe aspettato di tornare nel caldo stato del centroamerica, ma, come speso succede nella vita di tutti noi, nulla è perfettamente calcolabile e prevedibile.
Sembra che tutto sia nato quando in una giornata di noia, Simone abbia pensato di navigare in internet alla ricerca di foto di pareti che gli dessero l’ispirazione per un possibile viaggio d’avventura; ed è proprio nelle prime ricerche che si è casualmente imbattuto in un'immagine straordinaria: una parete dalle sembianze di una prua di nave, un bastimento nel bel mezzo di un deserto!
Da lì sono iniziate le ricerche per capire dove fosse situata la strana parete. Messico, Nuova Leona, più precisamente Monterrey. Posti che Simone ha già visto e che conosce molto bene. «Come ho fatto a scoprirla solo ora…» Avrà pensato. Ogni parete nella zona della Nuova Leona presenta caratteristiche uniche, ma condivide un denominatore comune a tutte: l'avventura in stato puro.
Un paio di telefonate e lo zaino è già pronto.
Di lì a poco Simone propone la parete ai Ragni dove, senza molta fatica, trova subito tre forti soci motivati che rispondono al nome di Paolo Marazzi, Max Piazza e Gio Ongaro, detto, fatto. La squadra è pronta per partire per l’ennesima volta verso il ‘nuovo continente’: destinazione Messico. Si stabilisce che la spedizione avrà una durata di 25 giorni, con l'obiettivo di aprire una nuova via alla Poppa e, con il tempo che rimarrà, ripetere alcune altre belle vie presenti in zona.
Prima della partenza i quattro Ragni contattano Jacob Cook, scalatore e autore della foto dalla quale è nata l’idea, che gentilmente fornisce informazioni cruciali e avverte che sarà presente anche lui con un compagno per aprire una nuova via. Perfetto, niente di meglio che scalare in compagnia!
Arrivati a Monterrey si parte subito e pochi chilometri fuori dalla città già il poker di climber si trova su una strada sterrata in mezzo al deserto che percorrono per 30 chilometro, fino a raggiungere un piccolo paesino che non conta più di dieci anime: San Jose de la Pop. Qui il tempo sembra essersi fermato a due secoli fa. E proprio da questo piccolo paese inizia il percorso verso la Poppa.
Le sorprese sembrano non finire mai.
Ciò che colpisce di più Simone riguardo la Poppa è la logistica dell’avvicinamento: la vedi da lontano, la scruti da ogni angolazione, e poi scompare. In tanti anni di scalate in giro per il mondo, raramente a Simone Pedeferri è capitato di affrontare una parete con le stesse caratteristiche del Verdon, una parete con accesso dal basso impossibile perché ostacolato da chilometri di deserto privo di sentieri. Unica soluzione raggiungere la parete dalla parte opposta, quindi arrivare alla cima della parete attraverso un sentiero che porta all'altopiano sommitale e da lì calarsi alla base del muro tra cactus e ogni tipo di pianta pungente e graffiante, tipiche dell’immaginario comune del Messico.
Il fatto di calarsi in corda doppia da una parete senza prima averla scalata dà a Simone una sensazione innaturale. «Qualche minuto sospeso sopra i 300 metri strapiombanti è sufficiente per equilibrare il corpo e la mente e rilassarsi nel mondo verticale» pensa in parete.
Una volta risolta la logistica e il trasporto dei materiali al campo superiore con gli immancabili asini - attrezzature, cibo ma soprattutto acqua, più preziosa dell'oro in un deserto - il gruppo di Ragni trascorre una decina di giorni su questa cima. Le giornate trascorrono tra tentativi, chiodature, arrampicate libere e momenti in compagnia dei nuovi amici canadesi e inglesi. Loro ben attrezzati con la tenda, mentre i Ragni, come i russi, sono semplicemente attrezzati di tappetino e sacco a pelo nell’ottimistico pensiero di calde e afose notti nel deserto. Una convinzione subito smentita dalle prime serate caratterizzate da un vento estremo con raffiche che ricordano ai quattro della spedizione le correnti d’aria patagoniche. Il risultato finale è stata un'avventura straordinaria per la quinta via della parete lunga ben 2 chilometri e alta 300 metri.
E poi arriva l’amico notturno.
Nonostante il tentativo dei Ragni dal basso, arenato su roccia marcia e liscia, per ora tutte le vie sono state aperte dall'alto. La logistica e la parete non consentono approcci differenti. Tuttavia questo fattore non ha assolutamente sminuito ciò che Simone e compagni cercavano: la scoperta, l'avventura, l’ignoto. Un capitolo nuovo nel libro della vita di uno scalatore scritto a più mani con amici vecchi e nuovi.
Anche il nome della via ha la sua storia. Dopo una turbolenta notte ventosa, il gruppo trova del cibo sparso e non capisce chi e cosa abbia creato quella confusione. Jacob racconta della leggenda che narra degli spiriti chiamati Naguales che vivono in cima alla Poppa, e resta sorpreso dall’incredulità del gruppo italiano. Tuttavia, dopo qualche giorno, in piena notte, scoprono che il Naguales che fruga nel cibo non è uno spirito, bensì un animale della famiglia dei procioni, vagamente simile a un lemure, chiamato cacomixtle, da cui prenderà il nome anche la nuova via: El Cacomixtle de la noche.
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